Il linguaggio degli oggetti / Composizione per parole e sguardi sull'opera di Daniele Del Giudice

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Ateliersi invita il pubblico a un’esperienza immaginativa composta a partire dalla scrittura di Daniele Del Giudice e da un concerto di sguardi che si manifesta su palco entrando in risonanza con le sue parole.

Daniele Del Giudice, a cui nel 2021 – poco prima della sua scomparsa – è stato assegnato il Premio Campiello alla Carriera, è uno degli scrittori che più radicalmente ha messo in discussione il linguaggio letterario novecentesco. E lo ha fatto attraverso una narrazione che mette al centro la descrizione, in primis di oggetti e gesti. Un approccio alla realtà che ha le sue radici in un nuovo rapporto con le cose inaugurato da scrittori come Raymond Queneau, Georges Perec e Italo Calvino, ma che si sviluppa attraverso forme del tutto originali e autonome fino ad arrivare a prefigurare un mondo in cui le cose spariscono sostituite dalle loro immagini.

Gli oggetti del nuovo secolo, scrive Del Giudice, sono “gli oggetti del comunicare, sempre più piccoli, sempre più portatili, quasi annunciassero un’imminenza di telepatia globale, di cui queste piccolissime macchine sono l’ultima appendice, prima che tutto si ritragga e si svolga solo nella mente e nel cuore”. È una riflessione che lo scrittore esplicita a partire da un’opera installativa che realizza per la 19° Triennale di Milano selezionando e disponendo all’interno di una grande teca oggetti che sono stati parte integrante della vita pubblica e della vita quotidiana e che assumono un forte valore simbolico in relazione al passaggio tra XX e XXI secolo. Al centro dell’opera, Del Giudice posiziona il tracciato radar del DC-9 Itavia inabissatosi il 27 giugno 1980 nelle acque tra Ponza e Ustica, a cui già aveva dedicato il testo Unreported inbound Palermo.

Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi – autori di Ateliersi, che hanno già affrontato la Strage di Ustica con lo spettacolo De Facto e con il libro Il segno di Ustica – si immergono nella relazione poetica che Del Giudice instaura con gli elementi del reale, custodiscono la potenza e la delicatezza del gesto che ha portato l’Associazione Parenti delle Vittime a consegnare allo scrittore il tracciato radar, e costruiscono uno spettacolo incentrato su quelle forme descrittive che lo stesso Del Giudice riconosce capaci di “dar conto del fatto che tra osservatore e cosa osservata c’è indistinguibilità e reversibilità”.

Crediti

Di e con: Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi
E con: Matilda Nowakowski e Marco Mochi Sismondi
Progetto sonoro: Fiorenza Menni e Vincenzo Scorza (elaborazione ed esecuzione musicale)
Comunicazione e progettualità: Tihana Maravic
Promozione e distribuzione: Marica Marenna
Amministrazione: Greta Fuzzi
Direzione tecnica: Giovanni Brunetto e Vincenzo Scorza
Una produzione di Ateliersi
In collaborazione con: Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, Sup de Sub/LFKs e Masque Teatro
Con il sostegno di: Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna

Le parole di Daniele Del Giudice pronunciate in scena sono tratte da Staccando l’ombra da terra (Einaudi), da In questa luce (Einaudi), da Gli oggetti, la letteratura e la memoria, parte del volume antologico L’esperienza delle cose a cura di Andrea Borsari (Marietti) e dal Catalogo della XIX Triennale di Milano (Electa). Ad esse si aggiungono le parole di Tiziano Scarpa, tratte dalla Prefazione a I racconti di Daniele Del Giudice (Einaudi), e quelle di Pierpaolo Antonello tratte da La verità degli oggetti. La narrativa di Daniele Del Giudice fra descrizione e testimonianza pubblicato in Annali d’Italianistica – Vol. 23 (Literature &Science).

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