Boia / Concerto breve per imbrattamenti, voce e sintetizzatori

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boia

ph. Fromajari

la lavagna delle canaglie
non tirate la cinghia tirate la molotov

Questo esercizio interpretativo del lessico spray dal primo novecento fino a oggi è un altro pezzo di pagina aggiunta per guardare la nostra parte di mondo, per incocciare nei rovesci, nei crolli. Questi slogan sono precipitati di contesto che possono divertire, irritare, far marcare una propria lontananza o portare a incappare in intuizioni condivisibili. Si autocollocano nella pratica della rivolta, sono pensieri in forma germinale.

Boia è stato originariamente ideato per l’evento Bologna al muro, una giornata di eventi artistici e musicali svoltasi nel settembre 2011, organizzata dall’associazione Facchinx2 (Elastico e Serendipità), e ispirata in vario modo alle scritte murali raccolte in un archivio web. La concezione del progetto è stata ispirata a centinaia di scritte fotografate e raccolte negli ultimi quattro anni sui muri della città di Bologna.

In occasione di questa giornata-evento Facchinx2 chiede a Fiorenza Menni di preparare e presentare un intervento performativo basandosi sul materiale dell’archivio. Nasce così, in una piccola tenda posizionata in un angolo di Via Facchini, il primo poema che Fiorenza compone e interpreta con la voce e con i suoni: Boia. L’anno successivo questo poema viene sviluppato in Boia-concerto breve per imbrattamenti, voce e sintetizzatori, il primo capitolo di URBAN SPRAY LEXICON.

URBAN SPRAY LEXICON è una ricerca drammaturgica e performativa sulle scritte che appaiono e scompaiono dai muri delle città. Consiste in Boia-concerto breve per imbrattamenti, voce e sintetizzatori (2011-2012), Se la mia pelle vuoi (2013) e la lezione-performance Freedom has many forms. Note e notizie sul come e perché delle scritte sui muri (2013).

Ateliersi raccoglie le scritte di oggi fotografandole e annotandole, e recupera quelle del passato scovandole in libri, riviste, raccolte private. Dal materiale raccolto compone nuove drammaturgie che fissano sulla carta le espressioni altrimenti fugaci, di brevissima durata: poemi e poemetti in versi diventano così una modalità di conservazione dell’effimero. A queste piccole unità di scrittura, in scena viene data voce e sonorità, e i messaggi visivi vengono trasformati in gesti performativi. Si tratta di un’operazione artistica dove il linguaggio teatrale agisce in stretto contatto con le arti sonore e dove le dinamiche del paesaggio urbano diventano materiale scenico. Ateliersi pone il suo sguardo sulla strada abitata da persone anonime, dove il confine tra pubblico e privato emerge mobile e indefinito.

 

credits

di e con:
Fiorenza Menni

direzione tecnica:
Giovanni Brunetto

amministrazione:
Elisa Marchese

comunicazione:
Tihana Maravić

produzione:
Ateliersi

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