Roma, 27th of September 2025

Poche potenti famiglie si sono spartite per secoli questa campagna. Riconosco in chi mi circonda quel misto di sagacia, vitalità e fatalismo che gli abitanti della mia città hanno sviluppato nel tempo per sopravvivere alle angherie del potere interno e alle violenze delle potenze conquistatrici. Montiamo lo spettacolo in uno spazio interstiziale tra città e campagna. Nello stesso splendido paesaggio convivono ampie macchie di canneti, le rovine delle ville di duemila anni fa, i resti degli acquedotti costruiti alcuni secoli dopo per volontà di papi che provenivano tutti da quelle stesse famiglie e blocchi di palazzine che durante il boom hanno sostituito le baracche arricchendo nuove famiglie di costruttori. Scende il buio, dovevamo essere qui tre mesi fa e invece siamo arrivati ora perché un bando pubblico ha di fatto annullato gli spettacoli all’inizio dell’estate. Siamo arrivati adesso e condividiamo un’atmosfera settembrina che aggiunge valore al lavoro di coloro che ci ospitano, che negli interstizi continuano a creare bellezza nonostante siano – come tutti noi – soggetti alla violenza di un nuovo potere culturale vittimista e rabbioso. Nel loro caso, ha prima condannato e poi graziato, con riserva. Così, con un arrogante nonsense che lascia la spada sospesa sul capo. La mia voce, sotto quegli archi antichi, ha evocato un futuro disarmato, ma ora, quando l’immagine di quella spada ritorna alla mente, mi suscita pensieri di rivolta.