Rubiera, 25 giugno 2025
Le nostre immagini di futuro oggi si pongono sulla soglia di una splendida corte medioevale nata per dare ospitalità a viandanti e pellegrini. Sorge vicino al guado di un fiume perché lì attraversare era più semplice, anche durante la piena. Spalanchiamo il portone posteriore del grande complesso monumentale, solitamente chiuso, aperto solo quando i circensi – ancora oggi – montano la loro tenda nel campo retrostante. Ci posizioniamo sotto la grande arcata. Limen, e non limes. Spazio dell’attraversamento, e non del respingimento. La campagna è arroventata, sono giorni di canicola feroce. Grondo sudore mentre testimonio attraversando avanti e indietro la linea del tempo. Ma è uno scioglimento piacevole. Il pensiero, la voce e i gesti si ammorbidiscono di fronte agli sguardi attenti dei tanti spettatori giunti. Alcuni di loro qui li chiamano spettatori wonderfull. Sono i più attivi, presenti a ogni apertura, a ogni arrivo degli stranieri, dei viandanti, dei pellegrini del teatro. Le donne luminose che gestiscono la corte ci spiegano che li chiamano così giocando sul doppio significato della parola wonder: meraviglia e dubbio. Lo stupore dell’esperienza teatrale e la riflessione condivisa che ne può scaturire. Ed è davvero una meraviglia parlare con alcuni di loro nel ristoro comunitario che, dopo lo spettacolo, ci accoglie nel grande chiostro centrale. Ricordano le lettere che portammo qui anni fa. Mentre li ascolto, mi chiedo quali parole sceglieranno, tra tanti anni, per ricordare l’incontro di oggi.