Cagliari, 9 giugno 2025
Ci siamo posizionati sul piazzale del Lazzaretto, davanti al mare. Qui per secoli le persone e gli animali provenienti da luoghi sconosciuti sono stati rinchiusi in quarantena per evitare i contagi. La peste arrivò comunque in città, a metà del ‘600. Dopo l’ultima guerra si sono accampati qui gli sfollati emersi dalle grotte, dove si erano rifugiati per scappare ai bombardamenti. Da qui sono partiti per ricostruire il quartiere che ora ci accoglie. Dietro di me la distesa d’acqua, abbagliante. Sull’altra sponda del golfo appaiono i contorni di una delle raffinerie più grandi d’Europa: 300mila barili di petrolio al giorno. Montiamo le nostre cose sotto il sole potente del pomeriggio. Godiamo del vento termico di mare. Nasce dalla differenza di temperatura tra la terra calda e l’acqua fredda. Si placa quando inizia la testimonianza. La luce si affievolisce e appaiono, oltre i venti chilometri di mare che ci separano, i bagliori elettrici della raffineria. Incastro i gesti e le parole in questo paesaggio e mi sembra che assumano una dimensione più ampia.