Argelato, 31 maggio 2025
Anche in questo caso il luogo che ci accoglie si apre per la prima volta al pubblico spettacolo. Questo viaggio ci sta permettendo di scoprire ambiti preziosi in cui i frutti delle relazioni si manifestano con delicatezza. In questo rifugio di cura per la salute mentale, la forza vitale mi appare sotto la forma degli accordi di una canzone della mia adolescenza che un paziente della mia età accenna alla chitarra mentre mi preparo per la scena. Non si può restare soli. Per una buona metà dello spettacolo sono centrato dallo stesso sole sotto cui l’uomo suonava, ed è una condizione nuova, un’opportunità per l’interpretazione che risuona con le parole della testimonianza. Con la luce abbagliante del tempio di Garni in Armenia e l’evaporazione delle pozze di Fish Slough tra gli altopiani desertici della California orientale. Passano i camion lungo la provinciale che taglia la campagna accanto a noi e gli aerei ci sorvolano lungo la discesa per il vicino aeroporto, ai margini della città. Anche il loro suono mi appare giusto, non mi disturba. Si inseriscono nella partitura musicale acquisendo una dimensione di senso che esplicita la complessità dello spazio interstiziale che stiamo abitando, tra la primavera esplosa nei campi che ci circondano e gli scoppi della combustione fossile tra pistoni e cilindri che attraversano la campagna. Riemergono le parole di emozioni più semplici, lontane nel tempo, cantate da altri: la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei?