QUANDO PRENDE CORPO 2021-2022

Quando prende corpo un’idea, l’energia potenziale racchiusa in tutte le sue possibilità si trasforma in movimento, nella cinetica delle scelte che ne determinano il percorso nel mondo.
I corpi – anche se rinchiusi, limitati, circoscritti – generano idee, pensieri e soprattutto desideri.
Dentro le case dell’io nasce la mancanza.
In fondo, in fondo: non per dire che si sa come vanno le cose – che tanto non è vero – ma per dire che è da lì in fondo che si desidera ripartire.
Da quello che troviamo laggiù, tra le radici da cui nascono i gesti.
L’Atelier Sì svela così la sua natura di gesto divergente, frutto di una pratica che negli anni ha portato chi lo genera, chi ne è accolto e chi lo attraversa a disegnare modalità di fatto alternative e indipendenti di creazione e fruizione.

Il Sì è quell’ambiente in cui in una dimensione determinata e permanente si creano le condizioni perché l’incontro artistico avvenga senza fissità di ruoli, al di là delle labili gerarchie del momento, perché ciò che è in nuce nasca, prenda corpo.
Quando da una residenza prende corpo uno spettacolo, da un workshop un gruppo di lavoro, da una performance una nuova relazione, da uno sguardo un canto, da una parola una danza, gli occhi si guardano certo consapevoli di quello che si potrebbe chiamare metodo o curatela, ma principalmente meravigliati del fatto che sia possibile creare qualità senza violenza.

Il Sì è un gesto di contestazione della violenza come metodo artistico e curatoriale e della scarsità come metodo di selezione. Con il desiderio di moltiplicare le possibilità e le opportunità, vi si lavora dentro e intorno per costruire spazi di legittimità sempre più ampi destinati a scritture originali, percorsi di ricerca e trasformazione, identità irrequiete, multiple ed eccedenti. E allora la cura e la selezione smettono di essere strumenti per amministrare potere utilizzando la scarsità di risorse come un’arma (come se fosse un destino e non il frutto di scelte precise, compiute o subite) e divengono dimensioni da abitare insieme in forma di domande che richiamano ognuno alle proprie responsabilità, alle proprie vocazioni. La vocazione del Sì è quella di ampliare i limiti del possibile affinché i progetti luminosi prendano corpo.

Per questo il Sì è chi lo cura, chi lo gestisce, chi lo sostiene, ma anche chi lo vive, chi lo attraversa e tutte le artiste e gli artisti che ne fanno nido.
È come un inizio, sempre, ma non è un inizio.

 

 

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