UNA PRECISA CONSISTENZA 2019-2020

Accendere una lampada e sparire
Questo fanno i poeti
Ma le scintille che hanno ravvivato
se è vivida la luce
durano come i soli
— Emily Dickinson, Poets Light but Lamps

Finché le cose rimangono esclusivamente nel nostro intelletto, sono nostre opinioni, sono nozioni che possono esser vere o false, accettate o contraddette. Esse acquisiscono consistenza soltanto legandosi agli enti esterni.
— Denis Diderot, De l’interprétation de la nature

Per prendere consistenza vanno allevati i desideri.
I desideri ci attorniano, tirano e strattonano, indicano direzioni nuove spingendo lo sguardo oltre. Naso a terra come cani da punta, mettono i corpi in movimento. All’inseguimento.
Ci sono anche i desideri misti a paura. Desideri di primato, di presunta difesa della propria esistenza, di un io sovrano solo nel suo povero regno.
Tra i desideri si può scegliere, se ne ha facoltà.
Ai desideri di forza e chiusura si può opporre la propria consistenza.

Si può scegliere quali desideri seguire.
Si può desiderare l’atto di creazione.
Si può fare al Sì, negli spazi del tempo raro.
Il tempo raro per comprendere questioni complesse, per non fuggire da ciò che non si capisce. Il tempo raro della formazione, della visione e dell’incontro. Il tempo raro per mettersi in relazione con la Storia, che non ti prevede come spettatore. Il tempo che viviamo aprendo le porte, accogliendo al Sì persone che non vogliono solo vedere, ma desiderano portare la propria qualità, il proprio gusto, la propria capacità elaborativa. Per poter essere parte attiva dei processi di trasformazione. Per poter essere consistenti.
Non siamo soli nel porci le domande più grandi, non siamo soli nel costruire visioni.
Possiamo anche stringerci un po’, perché il flusso non lo ferma un decreto.
Il fuoco avanza, l’acqua sale, la terra si secca e l’aria manca: in teatro non si può più esser soli. E non siamo soli, noi che amiamo i pronomi, noi che siamo anche voi e anche loro.
Siamo struttura, in virtù delle molte colonne, e siamo flusso, che muta attraverso le forme. E lo siamo grazie a coloro – noi-voi-loro – che vivono il Sì.
Grazie al Canto per voce e tempesta e al nuovo disco Ascendente, grazie a chi condivide il Distacco, grazie a chi fotografa l’invisibile e a chi percorre il cammino dell’insolito. Grazie alle voci delle poetesse amate, che suggeriscono di Non stare ferma nel vento, e grazie a quello sguardo feroce che ha squarciato il velo ancor prima di SOLI. Grazie all’Oroscopo dei danzatori pensatori e ai laboratori sulla dimensione parallela della scena. Grazie agli artisti residenti, ai corpi che danzano in prova, ai molti che passano e stanno. Grazie a chi, per la sua consistenza, la propria creatura la vuole far crescere al Sì.

 

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