Enrico Fedrigoli / La tigre assenza. Francesco Francesca, 22.2-6.3.2015
22.02 – 28.02.2015
FRANCESCA PROIA / ASCOLTA UN’ALBA
domenica 22.02, alle ore 18.00, ingresso gratuito
ENRICO FEDRIGOLI / LA TIGRE ASSENZA. FRANCESCO FRANCESCA
Inaugurazione della mostra fotografica.
La mostra rimane visibile fino a venerdì 6.03.
“Il tema affrontato con la danzatrice ravennate Francesca Proia è l’energia sprigionata dal corpo, trasmessa attraverso figure elaborate dalla disciplina dello yoga su cui si regge l’immaginazione della coreografa. Le fotografie create con Francesca Proia raccontano a chi le guarda non solo di un percorso dentro lo yoga, ma di un corpo allenato alla tensione, al coagulo di energie pronte a sbriciolare la separazione tra scena e platea, per costruire un corridoio di intesa, un flusso empatico che coinvolge direttamente lo spettatore” (Serena Terranova, Oltre lo spettacolo, Enrico Fedrigoli fotografo di scena / Ritratti, “Doppiozero”, 12 settembre 2012).
Francesco Zamboni atleta di Goju Ryu e Kobudo.
Miyagi Sensei chiamò la sua arte Goju Ryu ispirandosi agli otto precetti del Kempo cinese che si trovano in un documento chiamato “Bubishi”. Detti precetti sono i seguenti:
1. La mente è una cosa unica con il cielo e la terra.
2. Il ritmo circolatorio del corpo è simile al ciclo del sole e della luna.
3. Inspirare ed espirare è durezza e morbidezza.
4. Agisci in conformità con il tempo e con i cambiamenti.
5. Le tecniche avranno luogo in assenza di pensieri consci.
6. I piedi devono avanzare ed arretrare, separarsi ed incontrarsi.
7. Agli occhi non deve sfuggire nemmeno il più piccolo cambiamento.
8. Le orecchie ascolteranno attentamente in tutte le direzioni.
Bio
Enrico Fedrigoli, figlio di un costruttore edile, nasce il 26 novembre 1953 a Sant’Ambrogio della Valpolicella (VR), nella zona delle cave di marmo. Al compimento della maggiore età abbandona gli studi di geometra per lavorare come carpentiere in uno dei tanti cantieri della zona. Si dedica alla pittura fin da bambino, per poi iniziare, a venticinque anni, la sua attività di fotografo, attratto inizialmente dall’immediatezza del mezzo e dalle possibilità di manipolazione dell’immagine che offre. Inizia come fotografo di architettura, lavorando sul Chiostro di San Zeno Maggiore a Verona e sul Bastion 23 ad Algeri; ma presto affianca alla ricerca artistica l’attività di fotografo pubblicitario, in Italia e all’estero. Dall’architettura allarga la propria ricerca ai rapporti spaziali dei paesaggi e alla fotografia del territorio. Nel 1983 è in India con Milo Manara, per la documentazione fotografica del suo Hp e Giuseppe Bergman. Da questo diario di viaggio nasce una pubblicazione che affianca l’albo a fumetti. Nel 1985 studia le tecniche di utilizzo del banco ottico all’Istituto del design di Milano. Nel 1988 compie il primo viaggio a Berlino, dove comincia una documentazione dell’architettura cittadina che lo impegnerà a lungo. L’interesse per l’immagine in movimento nasce a partire dai primi anni ’80: dopo tre anni di intensa attività fotografica nell’ambito dei rally automobilistici, il lavoro di Fedrigoli approda alla danza: il primo spettacolo fotografato e del Balletto del Bol’šoj. È degli inizi degli anni ’90 l’incontro con il teatro: documenta i lavori di Motus, Teatrino Clandestino, Masque Teatro, Socìetas Raffaello Sanzio, Fanny & Alexander, Teatro delle Albe, Valdoca. Nel 1999 inizia la collaborazione con Fanny & Alexander e sperimenta un nuovo rapporto con la scena, che nasce dall’interno dell’opera teatrale: le immagini vengono inserite nel disegno degli spettacoli, e i servizi fotografici accompagnano l’intera gestazione dell’opera. Insieme a Luigi de Angelis elabora dal 1999 al 2003 un percorso di documentazione e reinvenzione pittorica del paesaggio ravennate, dal porto alle riserve naturali, fino al cuore bizantino della città, che culminerà nella pubblicazione di Ravenna viso-in-aria (Longo). Nel marzo 2003 ha esposto alla Galleria Piccolo Formato di Bologna Ha fotografato, immagini degli spettacoli del Teatrino Clandestino. Negli anni successivi prosegue la collaborazione con Fanny & Alexander; con Heliogabalus (2006) per la prima volta intraprende un percorso personale parallelo alla genesi dello spettacolo: tema della ricerca, la nascita della figura del giovane imperatore e la sua damnatio memoriae. Nel febbraio 2006, presso lo STUK Kunstencentrum di Leuven (Belgio), viene allestita, contemporaneamente al debutto europeo dello spettacolo, la mostra HOMO VARIO SOL IT ARIUS che, a partire da alcune stampe esemplari su kobudo e hatha-yoga permette allo spettatore di avere uno sguardo autonomo sul procedimento alchemico e dinamico che aveva prodotto, con l’accumulo di segni e gesti, l’identità triplice e sfuggevole di Heliogabalus secondo Fanny & Alexander. È del 2006 anche la pubblicazione di Ada, romanzo teatrale per enigmi in sette dimore (Ubulibri), volume che ripercorre, attraverso l’opera fotografica di Fedrigoli, le tappe spettacolari del progetto triennale di Fanny & Alexander Ada, cronaca familiare. Nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi 2006, in occasione della presentazione integrale del medesimo progetto, viene allestita alla Cavallerizza Reale di Torino la mostra fotografica Gli enigmi di Ada. Sviluppa ulteriormente la propria ricerca legata alle produzioni teatrali della compagnia Fanny & Alexander, seguendo la genesi degli spettacoli del Progetto O/Z, dal 2007 ad oggi. In particolare, le fotografie di Fedrigoli diventano parte integrante dello spettacolo nella produzione East (2008). Su questo percorso nel 2010 viene pubblicata l’opera O/Z atlante di un viaggio teatrale (Ubulibri). Nello stesso anno cura la parte fotografica per il libro Ho cavalcato in groppa ad una sedia (Titivilius) di Marco Baliani. Parallelamente al lavoro di ricerca nell’ambito teatrale sviluppa un progetto legato allo studio del proprio territorio d’origine (Lo sguardo della pietra). Attualmente lavora alla realizzazione di una sorta di atlante visivo, con la collaborazione dell’artista veronese Beatrice Pasquali.