Enrico Malatesta / LIMITE SUPERFICIE DERIVA. Workshop di ascolto attivo e relazione suono-spazio-corpo, 6-7.6.15
quando: sabato 6 e domenica 7 giugno, 10.30-13.30; 15.00-18.00
costo: 50 euro
iscrizioni: malatesta.e@gmail.com (nell’oggetto scrivere LIMITE SUPERFICIE DERIVA)
LIMITE SUPERFICIE DERIVA è un workshop di ascolto, volto ad ampliare la percezione della relazione tra suono e spazio. Il gesto di chi agisce si colloca in un contesto che non è mai una configurazione stabile di posizioni ma è in continuo divenire: lo spazio è un ambiente vivo, costantemente aperto al passaggio di abitanti diversi, che lo modificano anche solo con la propria presenza. Per questo motivo, gli eventi sonori, tutti i suoni prodotti tramite intenzione, così come ognuno dei rumori di fondo nell’ambiente concorrono a costruire lo spazio presente con la stessa valenza soggettiva. Diventa allora importante prendere familiarità con un coinvolgimento attivo con il contesto: definire l’intensità dello stare, cioè localizzarsi nell’ambiente, ed utilizzare l’esperienza aurale, ovvero la pratica del suono nella sua completezza, come medium di movimento, partecipazione e contemplazione. L’ascolto attivo a poco a poco rende più nitide le caratteristiche dell’intorno e la relazione che con esso si può avere, fino al dispiegarsi delle possibilità di un paesaggio individuale e condiviso, mai concluso, vasto, fluente ed emozionale, che tramite la pratica diventa accessibile.
L’intento del workshop è di proporre ai partecipanti esperienze semplici di ascolto e produzione del suono, con le quali curare la consapevolezza dello spazio, inteso come ordine di coesistenza, e del tempo, inteso come ordine di successione. I partecipanti verranno invitati a porre l’attenzione al comportamento legato slegato del suono, agli eventi fantasma e alla moltitudine del rumore di fondo, così come alla relazione tra gesto, postura e strumento, esercitandosi ad estendere l’udibile della natura nel suo operare.
LIMITE SUPERFICIE DERIVA si articola in tre sezioni di lavoro (individuali e collettive) costituite da azioni ripetute, su
strumenti risonanti quali membranofoni ed idiofoni metallici. Gli strumenti non sono considerati nella loro accezione “musicale” bensì come dispositivi utili per realizzare la multiforme interazione tra individuo e contesto, e percepire, nell’attività di ciò che circonda, l’esperienza di tre aree di studio: limite, superficie e deriva.
Limite_Studiare il limite di contatto tra due superfici. Percezione posturale e fisica del limite. Relazione tra spazi sonori, materiali, immaginari. Limite udibile di un suono.
Superficie_Studiare i contatti tra le superfici ed il peso. Gesto e postura della mano rispetto alla superficie. Articolazione degli avvenimenti sulla superficie definiti dalla sua texture. Suono come sommatoria di qualità. Morfologia degli strumenti.
Deriva_Studiare la durata di un suono e l’instabilità dello stesso nel tempo. Decadimento in funzione degli strumenti e dei gesti. Dinamica (forte e piano). Dinamica come movimento di avvicinamento o allontanamento di un suono rispetto a chi ascolta. Tensione percettiva e poetica tra caducità di un suono e rumore di fondo. Continuum. Utilità dell’evento sonoro e dell’intenzione per un approccio ecologico all’ascolto
Approfondimento
“Di domenica, se il vento era favorevole, udivo talvolta le campane di Lincoln, Acton, Bedford e Concord una melodia lieve, dolce e per così dire, naturale, degna d’essere lasciata penetrare nella solitudine boschiva. Quando vibra al di sopra dei boschi, a sufficiente distanza, questo suono acquista un certo ronzio vibratorio, come se gli aghi dei pini, all’orizzonte, fossero le corde pizzicate di un’arpa. Ogni suono udito alla maggiore distanza possibile produce un unico e identico effetto, fa vibrare la lira dell’universo, esattamente come l’atmosfera che è frapposta rende più interessante ai nostri occhi una cresta di monti lontani, il colore azzurro che le imparte. In questo caso, io ero raggiunto da una melodia filtrata attraverso l’aria e che aveva conversato con ogni foglia e ogni ago del bosco; quella parte del suono che gli elementi avevano raccolto, modulato e ripetuto di valle in valle. Fino a un certo punto, l’eco è un suono originale, e in ciò risiedono il suo fascino e la sua magia. Non è solo una ripetizione di ciò che valeva la pena fosse ripetuto nella campana, ma, in parte, è la voce stessa del bosco, le identiche e comuni parole e note cantate da una ninfa di quei luoghi. A sera, il lontano muggito di quache vacca, all’orizzonte, oltre i boschi, risuona dolce e melodioso e, sul momento, io l’avrei preso per la voce di certi menestrelli che di tanto in tanto venivano a farmi la serenata, in giro per valli e colline; ma tosto ne ero non spiacevolmente disilluso, quando quella musica si prolungava in quella comune e naturale della vacca. Dicendo che il canto di quei giovani era simile alla musica di quelle vacche non voglio fare dell’ironia, ma dire invece quanto lo apprezzassi, in quanto ambedue erano, alla fine, una sola articolazione della natura.”
H.D.Thoreau
Bio Enrico Malatesta
Enrico Malatesta (*1985). Percussionista attivo in ambiti sperimentali di ricerca posti tra sound art, musica e performance; la sua pratica esplora le relazioni tra suono, spazio e movimento con particolare attenzione alle modalità di ascolto, alle affordancesdegli strumenti e al poliritmo, inteso come definizione di informazioni multiple attraverso un approccio ecologico e sostenibile allo strumento percussivo. Collabora stabilmente con Attila Faravelli e Nicola Ratti all’interno del progetto di ricerca multidisciplinare Tilde. Dal 2010 si occupa di didattica in progetti di formazione e workshop intensivi dedicati al suono, ascolto attivo e alla relazione eventospaziocorpo, collaborando con strutture private ed istituzionali tra cui CTACentro Teatro Ateneo, Sapienza Università di Roma,Politecnico di Milano,O’Art Space, Università degli studi di Udine,Dipartimento di Studi Umanistici, Seoul Foundation for Art and Culture/Mullae Art Space/South Korea, Accademia di Belle Arti di Brera, Conservatorio di Musica di Vicenza,ed è docente per l’A.A. 2014/2015 del corso Progettazione Spazi Sonori presso Accademia di Belle Arti di Bologna. http://enricomalatesta.com