CINZIA PIETRIBIASI / MAMA. L’origine di tutte le cose @ IPERFOCALE Opening, 30.09.2023
sabato 30 settembre, alle 19.45
nell’ambito di IPERFOCALE Opening Sì 2023/24*
CINZIA PIETRIBIASI / MAMA. L’origine di tutte le cose @Artists in ResidenSì
apertura della residenza artistica
di e con Cinzia Pietribiasi
progettazione multimediale e regia Cinzia Pietribiasi
collaborazione al disegno e gesto grafico Eclario Barone e Francesco Straface
consulenza video e tutoring Alina Marazzi
produzione Il teatro delle donne
con il sostegno di Periferie Artistiche-Centro di Residenza della Regione Lazio e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro
MAMA. L’origine di tutte le cose, è il secondo capitolo di un dittico sui rapporti familiari disfunzionali che nasce come spin off dello spettacolo del 2020 Padre d’amore Padre di fango, già ospite al Sì nel 2021. Gesto d’amore della regista verso quella figura creatrice di vita che è la madre, la performance ripercorre – attraverso varie fonti mediali e digitali – i viaggi nella ex Jugoslavia con una madre algida e assente, straniera in terra italiana. Se il lavoro precedente esplorava gli anni ‘70-‘80, MAMA si sofferma sugli anni ‘90 e si spinge oltre nella scala temporale: il viaggio diventa siderale e ci si interroga: quando e come ha avuto origine il tutto? Qual è l’origine dell’amore della figlia per una madre?
La residenza artistica di Cinzia Pietribiasi è accompagnata dallo sguardo di Alina Marazzi.
* Biglietto unico Opening Sì IPERFOCALE: 10€.
Il biglietto può essere acquistato su vivaticket oppure, il giorno dell’Opening dalle ore 17.00, in biglietteria dell’Atelier Sì.
Note di regia
MAMA. L’origine di tutte le cose è la mia seconda indagine sul tema dei rapporti familiari disfunzionali e sulla necessità di un gesto d’amore a riparare il disastro.
Se Padre d’amore Padre di fango (che ha debuttato a luglio 2020 a Kilowatt Festival ed è stato presentato all’Atelier Sì nel 2021), il primo del dittico, tenta di rispondere alla domanda “Cosa vuol dire amare un padre nonostante tutto” e racconta il dispiegarsi del rapporto difficile di una bambina con un padre eroinomane negli anni ottanta, il secondo prova a far luce su una madre appena diciannovenne, straniera in terra italiana, assente a causa dell’eroina e della malattia.
La madre è un brontosauro di 20 cm di altezza, un giocattolo di plastica ingigantito dalla videoproeizione.
“Madre di sasso, madre diversa” è l’incipit della canzone di Nada e inizio dello spettacolo.
La madre è “ridotta” ad una traccia sottile, non appare mai. Ad essere mostrati sono solo i segni del suo passaggio nella mia vita: una voce che ho registrato, immagini video di un viaggio in auto verso la Slovenia immortalato dal parabrezza, alcune foto, pochi ricordi sbiaditi e parecchi disegni a matita. Il gesto grafico è un filo che lega tutta la performance transmediale, caratterizzata dalla presenza simultanea di media e strumenti digitali diversi. Il segno è presente negli scarabocchi che ho realizzato nel tentativo di esplorare il tempo prenatale, un periodo interstiziale tra il non essere e l’essere. Il segno è traiettoria densa di colore a tempera su una mappa geografica pre 1989, data emblematica che segna un prima e un dopo – una data in cui i dinosauri muoiono. Il segno è anche digitale e tridimensionale, un disegno che produco nello spazio virtuale e immersivo di Tilt Brush: un viaggio interstellare condiviso con il pubblico grazie al mirroring del visore per VR.
E poi c’è la presenza artificiale e al tempo stesso incarnata di Alexa, che dialoga con i miei ricordi, confonde le mie certezze, risponde alle mie domande.
La madre è origine: interrogarsi sulla propria madre è mettersi in relazione con l’archetipo dell’inizio e della fine, della nascita e della morte. Voglio spingermi con totale imprudenza in quel territorio rischioso che è il provare a capire qual è l’origine della vita, e perfino dell’universo.
Nascita e morte, scale temporali umane e geologiche, addirittura siderali.
Se si parla di nascita e di creazione, non si può tralasciare la dimensione spirituale: la religione è un’altro filo rosso che lega le madri della mia famiglia. Una linea matrilineare fatta di donne slave algide, dure e severe. “Se non esiste Dio, non esiste neanche il paradiso: se non c’è il paradiso non ha senso tutta questa sofferenza” dice la madre interrogata sul valore che ha la religione nella sua vita
Anche lo spettacolo deve finire e lo fa con l’abbraccio di una ninna nanna istriana. Con compassionevole sorriso per gli errori miei e tuoi, madre mia, auguriamoci buona notte.
Bio di Cinzia Pietribiasi
Cinzia Pietribiasi. Artista digitale, regista e performer.
Fonda nel 2012 Compagnia Pietribiasi/Tedeschi ed è parte del collettivo Jan Voxel.
Junior Scientist presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si occupa di una ricerca artistica che vede l’arte in dialogo con la scienza (e con i ricercatori dell’INFN Roma 3), docente di Sistemi Interattivi presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, docente di Drammaturgia multimediale presso Alma Artis, Accademia di Belle Arti di Pisa.